Un Angelo di nome Giuda _ il Blog

21 aprile 2009

Qualcosa mi sfugge… (Ipocrise spicciole)

Filed under: Pensieri e Parole — Daniele Traferro @ 15:34

E’ un po’ che non scrivo nuovi post, lo so, non so se a qualcuno sono mancato, però, benché si parli molto della “Dipendenza da Internet”, io riesco ancora a scrivere qualcosa solo quando un argomento fa in modo che un commento si formi dentro di me, pronto a manifestarsi su di una tastiera prima e un monitor poi.

Perché ora c’è veramente qualcosa che mi sfugge…

I Maestri Zen dicono che quando non sei sulla via del Tao gli alberi sono alberi e le montagne sono montagne…

E quando sei sulla via del Tao gli alberi non sono più alberi e le montagne non sono più montagne…

Fino a quando non raggiungi la piena consapevolezza del Tao, allora gli alberi sono alberi e le montagne sono montagne…

Ecco, io non so se sono sulla via del Tao, ma molte cose di questo mondo mi risultano strane, come se, appunto, ci fosse qualche verità nascosta che però a me sfugge.

E lo dico con serenità e leggerezza, con spirito divertito, come un bambino che non comprende cosa succede, però trova tutta la situazione spassosa.

Ultimamente, nonostante le tragiche notizie che elenca, io trovo che le trasmissioni più divertenti siano i telegiornali.

L’informazione oggi è fantastica, e non solo in Italia, purtroppo.

Ieri guardavo i servizi sulla conferenza Durban 2 dell’ONU a Ginevra sul razzismo, dove veniva mostrato sullo sdegno di tutti i delegati europei che hanno lasciato l’aula, le proteste delle varie associazioni studentesche ebraiche e i commenti delle varie fazioni coinvolte dal discorso del presidente iraniano Ahmadinejad.

Ora, non trovate anche voi tutta la questione comicamente ipocrita?

Se si fa una conferenza internazionale aperta a tutti i paesi, allora ci si deve aspettare che qualcuno porti argomentazioni diverse, ed in questo caso, visto che è una conferenza, le si dovrebbe ascoltare, rispettare ed eventualmente controbattere con argomentazioni valide.

Se invece ci si vuole dire tra noi quanto siamo bravi e belli, allora non si dovrebbe invitare chi si sa già avere idee palesemente e manifestamente diverse.

Quindi, perché mai scandalizzarsi per le parole di Ahmadinejad?

Ha forse detto qualcosa di nuovo e/o inaspettato?

Qualcuno era veramente convinto di poter ascoltare un discorso diverso da quello che è stato fatto?

Ipocrisia.

Pura, semplice e premeditata ipocrisia perbenista.

Perché delle due l’una, o tutta la scena era stata programmata in modo da cercare di mettere una (mi ripeto) ipocrita linea di demarcazione tra i buoni e i cattivi, chiamando sul palco il presidente iraniano per poi scandalizzarsi in mondovisione delle sue parole, oppure i nostri rappresentati all’ONU sono solo dei poveri ingenui, illusi e idealisti.

Non tutti in realtà, perché alcune nazioni, compresa l’Italia, hanno rinunciato a partecipare proprio per non far parte del teatrino tragi-comico-ipocrita che si è rivelato.

E oggi giù con i commenti scandalizzati dei moralisti perbenisti, cultori del mondo libero e giusto, con pari diritti per noi e pari doveri per gli altri.

Attenzione, io non ho espresso alcun giudizio sul discorso incriminato, quello fa parte della nostra propria coscienza, io ho fin qui espresso la mia opinione su chi crea situazioni discutibili solo per mostrarsi bravo e bello di fronte al mondo.

Vado un pochino più avanti.

C’è il diritto all’informazione, che è universalmente riconosciuto.

Ma se io sono un pazzo delirante non ho alcun diritto di andarmene in televisione a declamare i miei proclami inneggianti a morte e distruzione.

Provateci voi, provate a mettervi in una piazza a dire di distruggere città, cancellare popoli, estirpare culture e vedete se non finite in qualche stanza chiusa a chiave senza passare dal via.

Però, se io sono il capo del più delirante gruppo terroristico al mondo, cui vengono addebitate le peggiori stragi del secolo scorso, allora posso dire ciò che voglio sicuro che tutti i media mondiali faranno da eco alle mie parole.

Il tutto senza alcun senso, senza alcuna ragione logica, senza alcuna utilità oggettiva.

Eppure questi sono i titoli dei nostri giornali “Entro il 2010 si prevede un attacco terroristico devastante ad una delle principali capitali europee”, “Entro il 2016 i gruppi terroristici potranno entrare in possesso di armi nucleari”, e, aggiungo io, “Entro il 2069 la carta igienica verrà fatta utilizzando carta vetrata usata”.

Ah, la mia è una cavolata?

Perché le altre due notizie no?

E’ un diritto all’informazione!

Si, bravi, all’informazione imbecille e terroristica.

Nella seconda guerra mondiale l’Inghilterra si è salvata dal capitolare sotto le V1 e le V2 tedesche solo perché nessun organo di informazione ha mai parlato dei danni devastanti subiti, e i tedeschi, a parte la loro rete di spie, non hanno avuto dati reali sulla precisione e la portata dei loro bombardamenti.

Settanta anni dopo noi facciamo pubblicità ai gruppi terroristici, ai dittatori, ai macellai (non nel senso di negozianti), perché i nostri giornalisti gioiscono nel poter descrivere qualche tragedia, nel mostrare il sangue sull’asfalto, nel riprendere persone ferite e piangenti.

Il tutto sull’altare del sacro diritto all’informazione.

Ipocrisia. Stupida, dannosa, viscida e pericolosa ipocrisia.

Sapete quali nazioni prendono parte della commissione ONU per i diritti umani? L’organismo il cui mandato è quello di supervisionare il rispetto e le violazioni dei diritti umani in tutti gli stati aderenti alle Nazioni Unite e informare l’opinione pubblica mondiale dello stato dei diritti umani nel mondo?

Ve ne dico alcuni: Arabia Saudita, Cina, Cuba, Sudan, Zimbabwe…

Continuo? Tunisia, Marocco, Pakistan, Russia, Messico, Egitto…

Tutti paesi famosi per l’assoluto rispetto e garanzia dei diritti umani.

Un po’ come mettere Dracula alla commissione ONU per la raccolta e distribuzione degli emoderivati, oppure, non so, il mostro di Marcinelle alla commissione ONU per i diritti dell’infanzia, Torquemada alla commissione per i diritti sulla libertà religiosa, Jack lo Squartatore a quella per i diritti della libera prostituzione e così via…

Se non è solo pura ipocrisia, allora mi sto proprio perdendo qualcosa…

Oramai ci sono, affronto l’ultimo argomento di oggi.

Oramai l’identità personale si sta irrimediabilmente perdendo.

Tendiamo tutti a “classificarci” in qualcosa, una sorta di contenitore che ci renda riconoscibili e ci protegga.

Alcune categorie, però, hanno una sorta di classificazione privilegiata, che di fatto oramai tende ad escludere ogni questione personale per spostarla verso qualcosa di indefinitamente più alto, più nobile, più apparentemente importante.

Ecco allora che mentre sono fermo al semaforo un’altra auto mi tampona violentemente.

Perdendo un pochino della gentilezza che mi è propria, magari spaventato per il botto, potrei tendere ad uscire ed apostrofare l’altro guidatore con un banale “Ma cosa fai idiota dormi? Non mi avevi visto che ero fermo?”

Ora, se l’altro è un muratore di Tor Pignattara, o un panettiere di Posillipo, o uno scaricatore di porto genovese, magari potremmo finire a litigare finché non arriva qualcuno delle forze dell’ordine a mettere a posto le cose…

Ma…

Ma se invece chi mi tampona appartiene ad una delle categorie privilegiate, ecco che immediatamente io divento qualcos’altro.

Perché se chi mi ha tamponato è di colore, io automaticamente divento razzista.

Se è un extracomunitario, io divento xenofobo.

Se è un prete, io divento anticlericale.

Se è un ebreo, io divento antisemita.

Se è un parlamentare, il mio diventa un inaudito attacco alla democrazia.

E così via…

E’ di oggi la notizia della Juventus punita con una partita a porte chiuse, (che vuol dire un monte di soldi di biglietti non incassati), per i cori razzisti verso un giocatore di colore dell’Inter da parte della sua tifoseria.

E oggi i soliti moralisti benpensanti si chiedevano a tutta pagina “La nostra tifoseria sta diventando razzista?”

Da rovesciarsi dalle risate.

Ma il giocatore fa parte di diritto di una delle categorie privilegiate, perché se avessero insultato, come succede praticamente ogni domenica, magari usando altre parole ugualmente offensive qualsiasi altro giocatore non di colore, la squadra di casa non sarebbe stata punita, come in effetti non avviene.

Cose se ci fossero insulti più insultanti di altri.

Come se davvero fossimo tutti uguali ma qualcuno è più uguale di altri…

Abbiamo giornalisti settantenni plurilaureati che ogni giorno litigano e si azzuffano come oche starnazzati in tutti i programmi di calcio, abbiamo giocatori da 2 metri per 100Kg che al minimo sfioramento fanno 100 capriole manco fossero saltati su di una mina antiuomo, solo per rubare un rigore e vincere immeritatamente una partita, dirigenti miliardari che non riescono a costruire una frase senza insultare la grammatica italiana, poi ci scandalizziamo se dalla curva dello stadio arrivano cori imbecilli preoccupandoci della deriva razzista dei nostri tifosi.

Mi sto perdendo qualcosa, forse, spero, sono sulla via del Tao, dove gli alberi non sono più alberi e le montagne non sono più montagne…

 

 

17 settembre 2008

Xiphos e Numerologia

Filed under: Pensieri e Parole — Daniele Traferro @ 11:24

Rispondo con ritardo ad un commento di Jeff, che chiedeva chiarimenti riguardo le “xipos” di cui parlo a tratti, ed anche sul fatto che aveva rilevato riferimenti alla “numerologia” contenuti nel mio libro.

Il ritardo è in qualche modo giustificato, avendo io preso contatto con Jeff e chiarito diverse cose di persona, ma trovo giusto rendervi partecipi delle mie risposte.

Le “xiphos”, l’”h” è purtroppo sparita nella “italianizzazione” del testo, ma ho chiesto di rimetterla nelle future ristampe, sono le spade utilizzate dagli spartani, da cui poi sono nati i gladio romani.

Erano spade a doppio filo, corte e robustissime, che rendevano gli spartani letali nei combattimenti ravvicinati, proprio per il minimo ingombro e la versatilità dell’arma.

Vi allego una foto, così ne avrete una immagine chiara.

 

Riguardo la numerologia, devo ammettere di essere rimasto piuttosto sorpreso dal commento di Jeff, in quanto io ho effettivamente nascosto diverse cose nel mio libro – e particolari e non casuali sequenze di numeri sono realmente presenti – solo non mi aspettavo che qualcuno le notasse così rapidamente.

Per coloro che si dilettano a cercare tra le righe, ci sono anche altri riferimenti non proprio “palesi” nel mio libro, nella struttura del romanzo è stato più facile celare chiavi che portano ben oltre la storia romanzata dell’Angelo di Nome Giuda, quindi, se volete divertirvi, se vi salta all’occhio qualcosa che non è scritto, sarà mio piacere istaurare uno scambio di informazioni un pochino più articolato.

Però, devo informarvi, questo avverrà in forma privata, con chi, come Jeff, scoprirà qualcosa che ho nascosto sul sentiero di una tranquilla lettura.

(Perdonatemi, ma adoro il mistero, e trovare qualcuno che si è accorto che nel libro “potrebbe esserci di più” mi dà lo spunto, interessante ed eccitante, per una nuova sfida…)

 

 

 

Io, e una fiera dell’editoria

Filed under: Pensieri e Parole — Daniele Traferro @ 10:23

Domenica 28 Settembre prossimo avrò un ora di tempo per presentare il mio libro presso la fiera dell’editoria che si terrà presso il castello di Belgioioso, allego la locandina di presentazione:

 

PAROLE NEL TEMPO
27 – 28 settembre 2008

 

Editori in mostra al Castello di BelgioiosoTorna al Castello di Belgioioso il consueto appuntamento di fine settembre con l’editoria.
Giunge al diciottesimo anno, la mostra mercato, nata in un isolato castello pavese, e che da sempre costituisce un punto di riferimento per l’editoria di qualità.

La mostra osserverà il seguente orario:
sabato e domenica: orario continuato dalle ore 10,00 alle 20,00.
Costo del biglietto d’ingresso: intero 7,00 euro – ridotto 5,00 euro

Per informazioni
Castello di Belgioioso
tel. 0382.969250 – 970525 – fax 0382.970139 info@belgioioso.it

 

 

Onestamente, non ho la più pallida idea di come funziona e cosa fa un autore ad una fiera dell’editoria, non essendo io un professionista ed essendo per me la prima volta.

Certo ho visto in TV gli scrittori blasonati circondati dai fans che firmano autografi dispensando sorrisi, ma non credo che sarà il mio caso.

Chiederò quindi lumi al mio editore e prenderò la mia partecipazione come una nuova esperienza che sarà sicuramente istruttiva e, spero, divertente.

Se qualcuno di voi che passa di qua capitasse da quelle parti… mi troverete lì dalle 11:00 alle 12:00.

 

In realtà, io di fiere ne ho fatte decine in tutto il mondo, tutte però riguardanti il mondo della luce, occupandomi io a tempo pieno di illuminazione.

Ne parlerò ancora, in qualche modo dovrò farmi conoscere, intanto, sempre per quelli di voi particolarmente curiosi, qui troverete qualcosa del mio lavoro: www.antrox.net.

A presto.

5 settembre 2008

Rallentare

Filed under: Pensieri e Parole — Daniele Traferro @ 15:49

“Rallentare” è una di quelle parole apparentemente neutre che però, nella nostra società iperattiva e ipertecnologica, acquista una accezione negativa, denotando la presenza di una barriera, un limite alle nostre potenzialità.

Tutto deve essere fatto adesso e svolto nel minor tempo possibile, se un pensiero arriva alla nostra mente prendiamo subito l’auto, il telefonino, inviamo una mail, un sms…

Tutto e subito…

Avete fatto caso come il nostro linguaggio esprime esattamente il nostro sentire?

Se per caso siamo in macchina e qualcuno ci si para davanti diciamo che ci “costringe a rallentare”.

Ci costringe…

Non ci invita, non ci permette, non ci causa un rallentamento, ci costringe…

Tanto, come ci dicono tutti i giorni, possiamo fare tutto il “bla bla” che vogliamo, non importa ciò che si dice, basta che si dica, e non valutiamo mai neppure il suono della nostra voce…

Ma andiamo al perché di questo post, che non è ne vuole essere il continuo del precedente.

Volevo proprio parlare del rallentare perché è ciò che ho fatto in queste settimane, in cui, infatti, non ho più scritto nulla.

Ne avevo bisogno, dovevo lasciare che il mio corpo e la mia mente recuperassero da un periodo in cui forse avevo esagerato.

Ogni tanto c’è bisogno di rallentare, dovremmo farlo tutti, e la cosa divertente è che lo cerchiamo tutti, almeno a parole, salvo poi risponderci “non è facile”, riprendendo a scappare da noi stessi.

Così, abbiamo creato un mondo in cui possiamo andare da Roma a Londra con 1 euro, ma ce ne vogliono 3 per un chilo di pane.

Un mondo in cui le disgrazie “aumentano il PIL”.

Noto diversi moti di sorpresa, allora vedo di spiegarmi.

Immaginiamo per un attimo che finalmente si riesca a risolvere il problema mostruoso degli incidenti stradali del nostro paese, di colpo avremmo:

          Calo delle vendite delle auto, perché chi deve ricomprare una auto distrutta si tiene invece quella che ha,

          Calo del lavoro dei carrozzieri, che non aggiustano più nulla,

          Calo delle spese sanitarie, perché non avremo più feriti,

          Calo delle pensioni di invalidità, come sopra,

          Calo del personale assunto nelle cliniche, idem,

          Calo di lavoro per avvocati, periti, giudici e così via… nessuna disputa in tribunale.

 

Potrei continuare ma tralascio le parti più dolorose.

Non ci avete mai pensato?

Invece dobbiamo correre.

Nessuno sa più né dove andare né perché, però dobbiamo correre, chi rallenta provoca solo intralcio e merita quindi tutto il nostro biasimo.

A me però tutto questo qualche dubbio lo fa nascere, sono forse l’unico, o almeno uno dei pochi?

La nostra società non è ricca quando risparmia ma quando spende.

Le operazioni per il rilancio dell’economia non sono rivolte a fare in modo che il risparmio aumenti, sono fatte per “far ripartire i consumi”.

Cioè, in parole semplici, vuol dire che devo lavorare sempre di più per guadagnare il più possibile perché devo spendere sempre di più per fare in modo che quelli che producono ciò che io compro possano avere sempre più soldi per comprare ciò che io produco…

Tutto sull’altare del Dio PIL…

E poi vi chiedete come mai non si risolvono i veri grandi problemi della società?

Ridiamo insieme, prendendo un esempio semplice, le nostre autostrade:

Avete notato tutti come si sono riempite di Autovelux, sistemi Tutor, pattuglie, sistemi di rilevamento laser, ultrasuoni, infrarossi, solo per rilevare chi supera i limiti?

In Europa i limiti sono tutti intorno ai 130 Km/ora, solo la Germania ha alcuni tratti  autostradali in cui si può andare più veloce.

Allora, secondo voi, non sarebbe più semplice fare una legge europea che vieta i costruttori di auto di produrre modelli con velocità di punta superiore, teniamoci larghi, a 150 km/ora?

Ma perché devo comprare un auto che va a 250 se non ho una strada in cui questo è permesso, di più, in cui questo è possibile, visto lo stato delle nostre strade, diventando per giunta un pericolo per me stesso e per gli altri??

Non fa ridere?

Non ci vuole un genio per capire che ci sarebbe un risparmio enorme solo con una piccola direttiva europea.

Pensateci un attimo, auto più economiche, che consumano meno, buttiamo via tutte le diavolerie che devono controllarci in autostrada, meno multe, i pneumatici durano di più, la manutenzione costa meno, inquiniamo tutti di meno…

Ma il PIL calerebbe, e di parecchio.

Allora, indignamoci nei talk show, continuiamo a fare articoli sui giornali scrivendo “strade killer”, spendiamo soldi per campagne pubblicitarie per spiegare che dobbiamo andare più piano, poi vendiamo scatolette di metallo che possono viaggiare come pallottole, producendo anche lo stesso effetto.

Perché in realtà dobbiamo correre, perché se il PIL si ferma è un disastro, perché se rallentiamo incontreremo noi stessi, e incontrandoci faremo una gran fatica a raccontarci fregnacce.

Ora rallento io…

Perché pensando di scrivere un post “di rientro” non pensavo sarei andato a finire così, ma così è venuto e tant’è.

In realtà volevo solo dirvi che, quando se ne sente la necessità, bisognerebbe imparare tutti a “rallentare”, e, fidatevi, non è una brutta sensazione.

Non è una vergogna “ritirarsi”, non si vale meno se si lascia che il mondo faccia a meno di noi per qualche ora, non è tempo perso quello passato a stare con noi stessi, forse abbiamo tante cose da dirci e non ci diamo mai il tempo per ascoltarci…

Dicono che anche Dio si sia riposato il sesto giorno.

Anche noi siamo esseri divini, meritiamo anche noi di riposarci, proprio come Lui.

Rallentando…

5 agosto 2008

Comunicare

Filed under: Pensieri e Parole — Daniele Traferro @ 16:06

Partendo dal fatto che il 70% della comunicazione verbale è composta da ciò che viene “espresso” più che da ciò che viene detto, nel senso che noi comprendiamo dai gesti, dalle espressioni, dal tono della voce di chi ci parla più che dalla sequenza delle parole che ascoltiamo, mi chiedo: quale comunicazione avviene tramite un libro?

Non ci sono espressioni, non c’è un tono della voce, non ci sono sguardi che si intrecciano, corpi che si sfiorano… ci sono pagine scritte, parole che inseguono parole, frasi che si manifestano nella serena solitudine di chi legge.

Forse, in realtà, qualcosa di più ci può forse essere dato dal carattere usato, magari dalla copertina, dalla punteggiatura…

Eppure le pagine dei libri riescono a comunicare più di ciò che vi è scritto.

Decisamente affascinante.

Mi sono infilato in questa complicata disquisizione partendo dai commenti di alcuni di voi, di Novella, che in un suo commento finito non so perché in spam, ma ora pubblicato come deve essere, viene toccata dal mio esempio del grande pianoforte bianco a coda, da Mauro, che comprende ed fa notare come nel nostro mondo vige la regola del “o con me o contro di me”, ribadendo ad un mio commento dove esprimevo il desiderio di non essere per forza infilato in qualche scatola prestampata, etichettato di “qualcosa” e messo in archivio.

Quindi, ognuno di noi, me compreso, scrive cercando di esprimere quanto più possibile ciò che vuole essere espresso, ma visto che il risultato è incerto, gioco forza lascia altri messaggi, non compresi tra le frasi stampate nero su bianco ma comunque presenti.

E la cosa più affascinante è che queste briciole sul sentiero, questi piccoli semi che la nostra anima lascia nascosti tra le pieghe del lavoro della nostra mente cosciente, attraggono altre anime, sviluppando in loro sensazioni più o meno consce, così che chi legge, toccato da ciò che pure non è scritto, chiede, e si chiede, se il messaggio è realmente presente, se l’interpretazione è corretta, se veramente si vibra della stessa frequenza, avendo del mondo visioni simili.

Il problema è che a volte, e qui vorrei il conforto di qualche scrittore “vero”, neppure chi scrive è cosciente di ciò che è contenuto nel suo libro, e solo il confronto con altri lettori può svelare ciò che nascosto pure all’autore.

Parlerò ancora di questo, in particolare risponderò alle curiosità di Novella, c’è altro da dire al riguardo.

Ma forse è ora di smettere, prima che mi perda da solo in contorti sentieri esistenziali…

31 luglio 2008

Scatole Cinesi

Filed under: Pensieri e Parole — Daniele Traferro @ 14:25

Mi hanno mandato un banner, un po’ per informazione, un po’ per chiedermi se volevo inserirlo nel mio sito, forse era solo un modo per sapere come “classificare” il mio libro da parte di chi ne aveva letto qualche stralcio.

Il banner riguarda la nostra Chiesa nazionale, quella che in ogni modo riveste “l’ufficialità” religiosa del nostro paese, ed era un banner che doveva ribadire il completo distacco da essa.

Ho espresso la mia posizione, e la ribadisco qui, chissà che a qualcuno non interessi.

Però parto da un pochino più lontano, dovendo fare una premessa.

La tendenza della mente umana, una attitudine che riconosco come molto comune dopo averla scoperta ed accettata in me stesso, funziona come un classificatore pieno di scatole cinesi.

In generale, quando affrontiamo qualcosa di nuovo, nasce in noi spontaneamente la propensione a riportare la situazione corrente a qualcosa che appartiene già al nostro vissuto, al nostro passato, a ciò che per noi è una verità.

Così, anziché osservare e valutare serenamente il nuovo, cerchiamo immediatamente la “scatola” che può contenerlo, quella la cui etichetta si avvicina di più al nuovo soggetto.

Ecco allora che un libro che si esprime, almeno alla prima lettura, in maniera non proprio conforme al canone della religione ufficiale, può far porre, su libro ed autore, l’etichetta di anti-qualcosa.

In realtà, “Un Angelo di nome Giuda” vuole essere proprio il contrario, vuole essere pro-qualcosa e non contro-qualcos’altro.

Qualsiasi verità va bene, ma che sia vera perché frutto di sana e seria ricerca, perché nata dalla consapevolezza e non da bocconi precotti raccolti su scaffali stantii, vera perché supportata dalla libertà del proprio essere e dal rispetto delle libertà altrui.

Quindi, niente banner, niente classificazioni, niente scatole cinesi, etichette o numeri di serie.

O, almeno, io non ne metterò, voi metteteci pure quelli che vorrete, ma sappiate che è solo roba vostra, lecita e rispettabile in quanto tale, ma che potrebbe non aver nulla a che fare con l’Angelo di nome Giuda.

 

Dimenticavo: ho scritto molte cose senza alcun riferimento effettivo, un po’ come quando il principale esponente di quella che è oggi la nostra opposizione parlamentare si riferiva al principale esponente di quella che è ora la maggioranza senza mai pronunciarne il nome.

La mia è una scelta “energetica”, parlare di scatole cinesi saltando da una all’altra vuol solo dire portare l’enfasi alle scatole, riuscire a parlarne rimanendone fuori, benché più difficile almeno per la forma letteraria, vuol dire portare l’enfasi a tutto lo spazio libero che le contiene, spazio cui credo dovremmo cominciare a portare un po’ più di attenzione.

22 luglio 2008

Ci siamo quasi..

Filed under: Pensieri e Parole — Daniele Traferro @ 12:24

 

 

Solo pochi giorni ed il libro sarà pubblicato…

Quasi non mi sembra vero…

Ci credete se ora che è praticamente giunto quello che era il più auspicabile degli epiloghi, il più desiderato, il più cercato, insieme alla naturale felicità di vedere la mia opera pubblicata, quella che sta arrivando è una grande stanchezza?

E’ come se tutto il tempo passato a scrivere, le notti in bianco, le continue riletture a voce alta per scoprire dai suoni delle parole quegli errori che gli occhi non comunicavano più, la ricerca di un editore, le bozze spedite, le email scritte, la posta controllata, insomma tutto il piacevole sforzo fatto per arrivare ad avere tra le mani il libro terminato, arrivi tutto insieme ora, facendomi sedere sfinito come se anziché un libro avessi scolpito una statua.

Però non è così strano, per quanto mi riguarda è una sensazione conosciuta, mi capita ogni volta faccio qualcosa per passione, una attività che al di là dell’impegno fisico comprenda un onere emotivo profondo.

E non so a voi, ma a me, “creare” qualcosa, (lo so, creare è una parola grossa me non me ne viene un’altra ora, forse è proprio così che sento), impegna molto in tutte le sfere del mio essere.

Devo però ammettere che la sensazione di sottile euforia per essere arrivato alla fine è prevalente, e ora posso finalmente riposare, mettere a posto le cose, prendendomi il tempo e lo spazio necessari affinché tutti i livelli vitali tornino in un sereno equilibrio, ed aspetterò.

Aspetterò di vedere che succede, aspetterò di conoscere se a qualcuno di voi il mio scritto provoca qualche sensazione, qualche reazione, qualche interesse.

E lo farò come si osserva il tramonto seduti sull’erba, o il mare in tempesta dalla finestra di casa, o il volo di un gabbiano mentre si è tranquillamente distesi sulla spiaggia.

Ciò che doveva essere fatto è compiuto, il messaggio lanciato, il libro pubblicato.

Tutto il resto non dipende più da me, non è più nelle mie mani, ora posso rilassarmi.

Perché, come dice un vecchio detto arabo, “Puoi portare il cammello alla fonte con la forza, ma non potrai mai costringerlo a bere”.

E’ così anche per gli scrittori, potrei lasciare copie del mio libro ovunque, ma non potrei mai costringervi a leggerlo… 🙂

15 luglio 2008

Si parte…

Filed under: Pensieri e Parole — Daniele Traferro @ 17:34

Ho scritto un libro…

Si lo so che non è così speciale, che in fondo è una cosa che fanno in tanti…

Poi l’ho pubblicato…

Credo sia il normale epilogo di un libro, quello di essere pubblicato…

Un libro contiene un messaggio, anzi, forse è meglio dire che un libro dovrebbe contenere un messaggio, qualcosa da condividere, qualcosa di cui discutere.

Ecco, io ho scritto il mio messaggio ed ho aperto questo blog per condividerlo con voi, per discutere con chi passerà di qui, per ascoltare i  vostri commenti, per imparare dalle vostre critiche, per confrontare le diverse opinioni.

Per questo è mia intenzione lasciare questo blog totalmente aperto, nel senso che qualsiasi commento vogliate lasciare verrà pubblicato senza alcuna mediazione o controllo da parte mia.

Naturalmente, come ho scritto da qualche parte nel mio libro, non si può essere liberi senza essere responsabili della propria vita, non si può fare ciò che si vuole senza prendersi la responsabilità delle conseguenze che le nostre azioni produrranno intorno a noi.

Quindi, sta a noi fare in modo che questo possa diventare il luogo di incontro di spiriti liberi e responsabili, uno spazio in cui poter parlare delle nostre convinzioni profonde, di fede, di religione, di spiritualità, di tutto ciò che crediamo, di tutte le risposte che abbiamo trovato, di tutte le domande che ci tormentano.

In piena libertà, riconoscendo in ognuno dei nostri compagni di viaggio, in ciascun interlocutore, nient’altro che un’anima come noi, un ricercatore come noi, un essere divino che come noi sta facendo del suo meglio per trovare la Via verso la liberazione.

Buon viaggio.

Daniele

 

 

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